C’era una volta il custode di uno zoo molto amico degli animali, aveva mille problemi e gli stavano vicino solo i suoi parenti.

Un giorno sul tardi, mentre aveva già chiuso lo zoo, invece di sentire i soliti versi degli animali udì tante voci. Erano gli animali, il custode era incredulo. A un certo punto molto vicino a una gabbia sentì qualcuno che parlandogli lo toccava: era il gorilla di montagna. Allora scappò, ma appena cominciò a correre la grossa scimmia gli disse: <<Io sono per la pace>>. Da quel momento il custode capì che poteva parlare con il gorilla senza che fosse un pericolo per lui; poi facendo il giro dello zoo sentì tantissime altre voci, così seppe di poter parlare con tutti gli animali.

Allora il custode li riunì nella stanza più grande dello zoo, quasi tutte le specie erano contente di questa novità ma i rettili no. A quelli poco felici di questa cosa per far loro cambiare idea, disse che parlando sarebbero diventati molto più amici e lui stesso li avrebbe potuti aiutare su tutto. Una volta chiarita ogni cosa, dopo averli salutati, andò a casa.

Quando disse ai suoi genitori che poteva parlare con gli animali lo presero per pazzo, erano molto preoccupati: lo salvò il suo uccellino che dalla gabbia gli disse: <<Ho fame>>, così i suoi genitori capirono che il figlio comunicava veramente con gli animali, perché suo padre si ricordò che avevano dato da mangiare al canarino molto tempo prima, l’ultima volta erano le undici di mattina.

A quel  punto dopo essersi rassicurati, i genitori del ragazzo gli chiesero come faceva a comunicare con gli animali e lui disse loro che non ne aveva la minima idea, era successo tutto all’improvviso.

Il giorno dopo il custode, una volta arrivato allo zoo, pensò che gli animali potevano essergli di aiuto per risolvere i suoi problemi.

Sconsolato confidò ai suoi nuovi amici che si sentiva solo, senza neanche un amico, quando passò davanti alla gabbia dell’orso questo gli disse che se voleva era disposto ad aiutarlo, il ragazzo pensando che l’animale non fosse abbastanza intelligente gli disse che era meglio di no. Però gli venne in mente che lo poteva aiutare su un’altra cosa, cioè su come trovare un lavoro in più. Il grizzly gli disse che da lui poteva imparare a fare il pescatore, allora il custode di nascosto portò l’animale presso un fiume così imparò ad essere un ottimo pescatore di salmoni. Per sua fortuna lo vide un pescatore chiedendogli subito se voleva lavorare per lui.

Il giovane era innamorato di una ragazza che già usciva con uno molto forte e, nonostante si frequentavano da pochi giorni, questo ragazzo era gelosissimo.

Nella stanza più grande dello zoo, il custode comunicò questo suo problema a tutti gli animali, dopo averlo detto diventò molto sicuro di se stesso e andò dall’altro ragazzo, che era insieme alla donna tanto desiderata da tutti e due. Gli disse di lasciarla stare perché era venuto con un’altra femmina, allora l’altro maschio gli rise in faccia, appena lo fece una tigre indiana gli saltò addosso strappandogli i vestiti, tutto graffiato scappò, poco prima che iniziasse a scappare il custode gli urlò: <<Una femmina, non una donna>>.

Allora dopo aver chiesto alla ragazza di aspettare là, si assentò per un attimo, quando tornò cantò una melodia senza parole, la ragazza era sorpresa e incredula perché conoscendolo non se lo sarebbe mai aspettato da lui. Allora gli chiese chi gliel’avesse insegnata quella bella melodia e lui le rispose che l’aveva istruito un’averla nera esperta in questo rituale; alla ragazza sembrava impossibile che gliel’avesse insegnata un uccellino, ma era la verità. Da quel momento lasciando il suo rivale la ragazza cominciò ad uscire con lui.

Una volta tornati allo zoo il custode riunì tutti gli animali nella solita stanza e li ringraziò tantissimo uno ad uno, dicendo che per merito loro era incredibile quanto era migliorata la sua vita. Allora parecchi animali gli dissero che avrebbero continuato ad aiutarlo molto volentieri, lui rispose che ora aveva tanti amici veramente importanti come quelli che si contano sulle dita di una mano. Subito dopo gli chiesero chi erano questi grandi amici e lui in modo molto sincero affermò che erano loro.